Molestie a studentesse, docente di filosofia dell’Università di Torino sospeso per un mese

Molestie a studentesse, docente di filosofia dell’Università di Torino sospeso per un mese



C’è la sospensione di un mese, che scatta il primo marzo, inflitta a un professore di filosofia, molto noto nel dipartimento, dietro all’ondata di protesta contro le molestie all’Università di Torino. Una sanzione che tra i collettivi studenteschi viene vista come l’esito di almeno due segnalazioni che riguardano l’accademico.

Segnalazioni che risalgono allo scorso anno, riferite a presunti atteggiamenti impropri da parte del docente nei confronti di studentesse, per cui è partito l’iter disciplinare sul quale esito c’è massimo riserbo da parte della governance di ateneo e degli organi preposti.

Al momento tutti gli atti sono secretati. Della sospensione, frutto di una sanzione disciplinare, è stato informato il dipartimento, soprattutto per riprogrammare i corsi e le lezioni, senza però la comunicazione della motivazione, una scelta che servirebbe a tutelare le parti in causa.

Dietro questo riserbo ci sarebbe l’esito di quelle stesse segnalazioni secondo i movimenti studenteschi, che in questi giorni hanno deciso di manifestare la propria rabbia con un corteo e un presidio in rettorato interrompendo la seduta del Senato accademico.

Proprio durante il corteo le attiviste avevano puntato il dito contro il dipartimento di Filosofia, «in queste settimane abbiamo raccolto testimonianze che rivelano come questo dipartimento sia dominato da dinamiche patriarcali e di potere. Molestie fisiche, verbali, morali e umiliazioni perpetuate tanto dagli studenti quanto dai professori sono indice del fatto che l’università non vuole essere uno spazio sicuro e tutelante per le donne e tutte le soggettività non maschie», avevano spiegato.

Denunciando «docenti che ci umiliano portando avanti la retorica del merito e della performatività accademica» e «professori violenti che possono permettersi di molestarci nel silenzio complice dell’istituzione universitaria, che è più preoccupata di tutelare il suo buon nome invece delle vittime». Il diretto interessato nega che la punizione riguardi presunte molestie o rapporti con studenti e studentesse: solo questioni amministrative.

“L’Università è il luogo dove prepariamo il futuro. Quello delle studentesse e degli studenti che cercano di dare contenuto al loro talento e alle loro aspettative. È lo spazio dove si alimenta il futuro di tutti. Non può essere, mai, un luogo di molestie”. Interviene la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.”Siamo rimasti tutti molto scossi dalla violenta scomparsa di Giulia Cecchettin. La scorsa settimana abbiamo consegnato alla famiglia la sua laurea, meritata dopo un brillante percorso di studio tragicamente interrotto alla vigilia della discussione della tesi. Giulia era una figlia, una sorella e una studentessa- ha ricordato la ministra- Io sento il dovere di dire con forza che i nostri atenei devono sempre più diventare luoghi di consapevolezza e responsabilità. E anche di ascolto. Ascoltare è la prima forma di comunicazione: un ‘no’ è un ‘no’ e deve essere rispettato”.

“Gli episodi che arrivano da Torino ci chiamano tutti a una riflessione comune, a una comune responsabilità: le nostre comunità accademiche devono saper sostenere, essere vicine alle studentesse, dare la forza a chi ha subito episodi di violenza di denunciare, permettendo così alla magistratura di fare il suo percorso- ha aggiunto Anna Maria Bernini- Ma non basta. Dobbiamo lavorare sul tempo affinché questi episodi non accadano nelle nostre aule, ma non accadano anche al di fuori delle nostre università. La cultura del rispetto e l’educazione al sentimento non sono qualcosa d’altro, di estraneo al progetto di crescita, ma devono essere dentro ogni luogo di formazione.Occorre costruire Atenei dove le studentesse non abbiano paura di rivendicare i propri diritti di libertà, ricevano il dovuto rispetto per la loro persona, per i loro obiettivi e per i loro sogni. Ognuno di noi deve iniziare a guardare meglio, ad ascoltare di più, prendendosi la responsabilità di intervenire.Dobbiamo, insieme, condividere la responsabilità di un cambiamento, perché il rispetto sia una regola vissuta”.

E il rettore Stefano Geuna: “La violenza sulle donne è una piaga di eccezionale gravità, che dobbiamo continuare a combattere con fermezza e senza alcun cedimento su tutti i fronti. Il tema è sotto gli occhi di tutti e nessuno può dire di non essere toccato dalla responsabilità di quanto ci accade intorno. Come Rettore di questa Università garantisco la massima attenzione ai casi che possono verificarsi, alle segnalazioni e la necessaria intransigenza. È quindi urgente assumere misure sempre più severe per chi abbia esercitato molestie e soprusi, violando i diritti fondamentali e la dignità della persona. L’Università deve essere un luogo sicuro e percepito come tale, con tutti gli strumenti messi a disposizione dall’ordinamento universitario. Al contempo, occorre moltiplicare gli sforzi rivolti alla costruzione e alla diffusione di una cultura nuova, perché educare – oltreché formare – è uno dei compiti dell’Università. Qui si edifica il futuro della nostra società e a questa funzione fondamentale non vogliamo in alcun modo rinunciare”.



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[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-02-09 16:08:49 ,torino.repubblica.it

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